martedì 10 aprile 2018

I RAGAZZI DEL MOLO SAN ANTONIO Armando Carruba


‘O PUZZU ‘NGIGNIERI
Ianuzzu quella mattina , si era messo i calzoni lunghi del fratello per poter sembrare più grande della sua età ed era andato ‘o puzzu ‘ngignieri nella speranza di trovare qualcuno che lo prendesse a lavorare.
I lavoratori della terra che si radunavano in quella piazza sin dalle prime ore del mattino attendendo un cenno che potesse far guadagnare la giornata, ben conoscevano Ianuzzu, e l’avevano a simpatia per la sua disponibilità ora a comperare le sigarette al bar Cannata, ora per l’acquisto del pane e companatico da u zù Stefano.
Una volta effettuato il servizio, il ragazzo ne ricavava una liquirizia o una sigaretta popolare che il buon Ianuzzu, con studiata teatralità, fumava cercando d’imitare  quel giovanotto interprete del film.
A volte grazie all’interessamento di qualcuno effettuava una giornata lavorativa, special modo quando era il tempo della raccolta delle arance e servivano picciotti a rendere disponibili sempre più panari vuoti da dare ai raccoglitori.
Ianuzzu sin da bambino aveva contribuito al magro bilancio familiare di quel nucleo così sfortunato; il padre subì la perdita di entrambe le mani e la deturpazione del viso per l’improvvisa esplosione di una bomba artigianale per la pesca di frodo e il fratello sovente era soggetto ad attacchi epilettici; soltanto la sorella lavorava come cameriera e la madre s’adattava a lavoro di cucito.
Il sole era già alto sulla piazza e Ianuzzu s’accorse di essere rimasto solo con i suoi pensieri; andò ai villini e stette a guardare i ragazzi che giocavano ‘a balata con i soldi.
Le tasche vuote non gli permisero di partecipare al gioco e mentre era intento ad osservare il volo delle monete sulla balata lavica si avvicinò don Salvatore.
Quest’ultimo offrì ai ragazzi la possibilità di guadagnare scaricando un vagone di bottiglie di vino e birra, e s’avviarono per via Francesco Crispi e lì in un deposito cominciarono a scaricare le casse.
Quel vagone sembrava non finire mai malgrado il buon ritmo sostenuto dai ragazzi, le spalle erano sovente graffiate dalle casse e le gambe cominciavano a farsi pesanti, ma alla fine sedettero stanchi sulle cassette contenti che di lì a poco avrebbero incassato la dovuta ricompensa.
I soldi offerti da don Salvatore ai ragazzi erano troppo pochi, ciononostante Ianuzzu per non perderli stese la mano che i compagni fecero abbassare con uno sguardo.
Stettero fermi immobili davanti al magazzino per una quindicina di minuti, infine don Salvatore, su suggerimento del padrone a cui economicamente gli conveniva avvalersi dei ragazzi  per questo tipo di lavoro, aggiunse altri soldi all’offerta e così tutto s’aggiustò, e mentre i ragazzi di corsa ‘o rettifilu a spendere parte del guadagno, Ianuzzu stringendo in mano quei soldi, volò di filato a casa contento di vedere tra poco il volto di mamma illuminarsi di un bel sorriso che a lui dava un’immensa gioia.
                                          

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