mercoledì 1 novembre 2017

2 NOVEMBRE Armando Carruba


DUE NOVEMBRE
La favola dei morti siciliani

Il ricordare, è forse, la più intrinseca facoltà dell’uomo poiché nell’inserire la marcia indietro del pensiero, è il cuore che affianca la mente; ed è per questo che ho colto al volo quel pulviscolo di memorie del tempo andato.
Tra le cose che rimpiango della mia infanzia, c’è certamente quell’usanza gentilissima che in Sicilia sono i morti.
Nella tristezza del giorno che commemora i nostri cari defunti , solo i bimbi sorridevano e lo scoppiettio delle loro pistole faceva da compenso a quel malinconico silenzio di chi pensava a chi non è più tra noi.
Che ansia per i ragazzini la sera del primo novembre! Si preparava un cesto grande, quello in cui la mamma metteva la biancheria da stirare; ed il cesto, sebbene grande era piccolo per la nostra avidità.
Ad alta voce esprimevamo i nostri desideri: Voglio che i morti mi portano la pistola a capsi con scolpita la testa dell’indiano come quella vista sui carrettini di piazza Pamcali! Mio fratello più grande desiderava ardentemente il fucile a piumini che in quegli anni era in vendita libera.
I nostri genitori ascoltavano questi discorsi e si scambiavano occhiate che a noi sfuggivano.
Per farci dormire o comunque farci stare buoni a letto, mio padre ci raccontava storie da far rizzare i capelli a un tignusu!
Cosa curiosa, invece di stare svegli come ci eravamo ripromessi di fare, finivamo per cadere in un sonno pesantissimo, ed eravamo svegliati dagli scoppiettii delle pistole a capsi e fulminanti del ragazzini del vicinato.
Allora lanciando urla ci precipitavamo in camera da pranzo, che fungeva pure da salotto, e meraviglia delle meraviglie, i morti ci avevano portato quello che noi per tanto tempo avevamo desiderato, eccetto per il fucile a piumini di mio fratello perché avevano lasciato scritto che era troppo pericoloso.
Eravamo così felici dei nostri giocattoli che più delle volte li portavamo al cimitero; e lì ci riunivamo sulla collinetta a giocare agli indiani.
Il 2 novembre era una giornata da Far West in tutta Siracusa, ai Villini, ai vicoli Zuara e Giuliana, in Ortigia, alla Borgata; poi il 3 novembre tutti a scuola in via G.B. Per asso, ed una volta in classe la domanda spontanea e più frequente sulle labbra dei ragazzini era …Chi ti lassaru ‘i morti? (cosa t’hanno portato i morti?) perché i morti si distinguevano in ricchi e poveri per via dei regali che facevano.
Quando un compagno di giochi più grande di me, mi disse chi in realtà fossero i morti che facevano regali ai bambini ci rimasi male.
E’ passato tanto tempo, i bambini sono cambiati, non giocano più in strada come una volta, chiusi come sono nelle case in condominio ed in quartieri dormitorio con gli occhi fissi al computer o al televisore.

Non so se questa meravigliosa favola dei morti siciliani resiste ancora, anche se sarà inevitabile che su questa usanza il tempo scriverà la parola fine.

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