martedì 9 agosto 2016

'A STAZIONI MARITTIMA (da I Ragazzi del Molo S. Antonio) di Armando Carruba

LA STAZIONE MARITTIMA
Quando qualcuno mi domandava che mestiere volessi fare da grande, non avevo alcun dubbio: il ferroviere! In particolare il manuale manovratore; quel personaggio che con bandiera rossa e fischietto indirizzava i treni dentro la Stazione, quel lavoratore che manualmente provvedeva all’aggancio e sgancio vagoni, al cambio binario etc.
Godevo delle loro simpatie, conoscevo i turni di lavoro e la mattina dopo aver fatto colazione, condizione unica per andare al casello, di corsa per le scale con la bandiera rossa, cappello e fischietto.
Il signor Carruba, all’epoca casellante, benevolmente permetteva che l’aiutassi a mettere le catene negli appositi anelli per impedire l’accesso ai binari.
I manovratori mi facevano sventolare con loro la bandiera e segnalare al treno di muoversi, la mia felicità era indescrivibile.
Non so quante volte domandai al signor Carruba se per caso eravamo parenti giacchè anch’io mi chiamavo così; mio padre a volte mi faceva prendere il treno alla Stazione Marittima per poi scendere alla Centrale.
Poi tutto finì una triste sera che il signor Carruba morì; non andai più al casello con la bandiera e fischietto e quando attraversavo i binari lo facevo velocemente.
La Stazione Marittima era importante perché dava la possibilità ai viaggiatori di scendere direttamente in Ortigia e dava la possibilità ai passeggeri che dovevano imbarcarsi di trovarsi sul posto.
Ottimo scalo merci marittimo/ferroviario entrò in crisi quando i viaggiatori preferirono l’aereo alla suggestiva ma pur lenta nave.
I tifosi etnei per assistere alla partita venivano a Siracusa con il treno per poi fermarsi alla Stazione Marittima   Catanisi cchè corna tisi! era lo sfottò che accoglieva questi simpatici tifosi, poi tutti al piazzale delle poste per prendere la barca e giungere in borgata sino al campo sportivo.
Quando con le navi partivano gli emigranti, era uno spettacolo, la piazza antistante alla Stazione Marittima era affollata, molti i carrettini che vendevano gli ultimi souvenir come bambole, pupi e carretti siciliani in miniatura e quei meravigliosi lavori – come porta aghi da cucito e centrini – realizzati con pazienza certosina dai carcerati da’casa ccu ‘n occhiu.
C’era un bar alla Stazione Marittima con un complesso che allietava le serate ai viaggiatori e non; a volte brani lirici, musica leggera, o canti folk.
Oggi in questa Stazione non arriva e non parte nessun treno, come nessuna nave passeggera con le sue luci illumina la sera il piazzale; è tutto freddo, vuoto, buio…soltanto un lampione da’ un po’ di luce ad un angolo di marciapiede, ed è lì che ho fumato l’ultima sigaretta, poi sono andato via con i fantasmi del mio passato.

Armando Carruba


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