venerdì 4 dicembre 2015

SARAUSANA JE' EBBIVA SANTA LUCIA - armando carruba -

COSI ‘I SANTA LUCIA

Credenze di Fede

Al culto di Santa Lucia sono legati usi e tradizioni popolari tramandati da padre in figlio.  I pittori del passato rappresentavano S. Lucia con gli occhi nelle mani o contenuti in un vassoio, questa consuetudine può essere generata dalla somiglianza del nome di Lucia con quello della divinità greca Lucina, che secondo l’antica mitologia guariva e preservava dalle malattie degli occhi.
Per Santa Lucia, si rinnova la credenza, secondo la quale quando la processione sta per giungere nei pressi delle case popolari, alla Borgata Santa Lucia, il volto del simulacro argenteo, portato a spalla, impallidisce, assumendo anche un’espressione triste.
E ciò avviene perché la Santa sta per passare nei pressi della colonna che per tradizione indica il luogo del suo martirio.  Il 13 dicembre non si mangia né pane né pasta per penitenza, ma si mangiano verdure varie, a Palermo legumi e panelle  - una sorta di “schiacciata” fatta di farina di ceci, alla quale vengono date varie forme. Ma il vero e proprio cibo sostitutivo al pane e alla pasta è la cuccìa, tale piatto tradizionale è costituito da grano ammollato e cotto con l’aggiunta di vari legumi o semplicemente bollito nel latte.
Un’altra tradizione, poco nota oggi, è quella secondo cui nello stesso sito in cui Santa Lucia subì il martirio, si vuole sia scaturita una polla d’acqua, nel tempo ritenuta miracolosa.
Una memoria scritta della fonte miracolosa di S. Lucia è documentata dal conte Cesare Gaetani della Torre che dice testualmente: “Nel 1736 il reverendo sacerdote D. Giuseppe Moncada, fu invaso da un fiero dolore al fianco, lo risolse andando a bere quell’acqua”.

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