sabato 24 maggio 2014

LA CANZONE DEL PIAVE



Quand'eravamo bambini, alle elementari ci facevano imparare quest'inno patriottico; e noi eravamo fieri che anche il fiume mormorò: "non passa lo straniero!" 

LA CANZONE DEL PIAVE

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"

(naturalmente continua ma a noi ragazzini la facevano cantare sino a qua)

lunedì 12 maggio 2014

ALLA MAMMA di Giovanni Formisano



di Giovanni Formisano: A Ciccinu Motta del 1945
A Ciccinu Motta
--------di---------
-Giovanni Formisano-
Ciccinu Motta, tenitilla cara
sta to matruzza e dunaci ogni cura,
tu non lo sai la vita quantu è amara,
quannu manca la matri è na svintura.
Iù m’addisiddirassi a pani schittu,
dormiri misu ‘n chianu, senza lettu,
basta ca fussi d’idda binidittu,
basta c’avissi ancora lu so affettu.
La matri è la Madonna di l’aiutu,
è tutta l’arma, lu cori e lu ciatu;
iù m’addisiddirassi surdu e mutu
basta ca fussi ancora a lu me latu.
E pregu a lu Signuri ca è granni,
ccu la spiranza c’ascuta e mi ’ntenni,
ca ti la sarva ancora pri cent’anni,
ch’idda sula ti guida e t’addifenni.
A Francesco Motta
di Giovanni Formisano
Traduzione in lingua italiana di
--------Domenico Orifici-------
Francesco Motta, tienetela cara
Questa tua mamma e donale ogni cura,
Tu non lo sai la vita quant’ è amara,
quando manca la madre è una sventura.
Io mi desidererei a pane asciutto,
dormire a terra senza letto,
basta che fossi da Lei benedetto,
basta che avessi ancora il suo affetto.
La madre è la Madonna dell’aiuto,
E’ tutto: l’animo, il cuore e il fiato;
Io mi desidererei sordo e muto
Basta che fosse ancora a me a lato.
E prego il Signore che è grande
Con la speranza che ascolti e m’intenda,
Che te la conservi ancora per cent’anni,
perché lei sola ti guida e ti difende.

sabato 10 maggio 2014

SETE D'AMORE di maria agrippina amantia


Ciao, mi manchi, quando ci vediamo?
quello che vuol dire, entrambi lo sappiamo.
La mente non accetta compromessi,
fa freddo, fuori piove,è da fessi.
In testa solo uno è l'obiettivo,
abbiamo fame, niente aperitivo.
Far l'amore senza inibizioni,
liberare le proprie emozioni.
Darsi in totale , senza tabù,
perdersi, ritrovarsi andare su e giù.
I baci sono come l'antipasto,
calmano solo un pò, ma vuoi quel piatto.
Le mani che rovistan da per tutto,
siamo solo noi, tutto perfetto.
Labbra sfiorate,lingue assaporate,
Morsi sui seni, appena accennati.
Siamo fuori dal mondo,tutto ovattato,
il mio corpo ed il tuo, tutto scontato.
Cerchiamo in ogni modo di rallentare,
Tutto va bene, pur di farla durare.
I corpi nudi, pieni di bramosia,
cantano, recitano la loro poesia.
Si cercano, si trovano,
si toccano, si contorcono.
Dopo estasiati, ci siamo liberati,
rimaniamo uno accanto all'altro così, svuotati.
Niente di più bello in questo mondo,
sentirsi amati, amare, a tutto tondo.
maria agrippina amantia

giovedì 8 maggio 2014

CREDENZE POPOLARI

LA NOTTE DELLE MAVARIE
Ogni tanto, quando mi vengono quei potenti mal di testa (e meno male che mi vengono ogni tanto) telefono ad una mia carissima amica, e …così è se vi pare, o coincidenza o non so che, il mal di testa sparisce.
Non è una MAVARA però lei ha – ho crede d’avere – un POTERE SPECIALE, che anche altre donne siciliane hanno – o credono d’avere -.
Un potere acquisito una lontana notte di Natale, subito dopo i rintocchi della mezzanotte, che da secoli le donne siciliane, da Palermo a Catania, si tramandano da madre in figlia solo in quello speciale momento. Perché? Perché la notte tra la vigilia e il 25 è LA NOTTE DEI MIRACOLI.
E’ una tradizione silenziosa, che si perpetua nell’intimità delle pareti domestiche, in cui ELEMENTI PAGANI e devozione sono strettamente legati.
Mal di testa? Mal di pancia? Indigestione? Tutto può essere mandato via da queste guaritrici domestiche.
Ciascuna ha un suo metodo, efficace per un dato malanno: c’è chi versa olio in un piatto, chi sotterra una ciocca di capelli, chi invece, come la mia amica, si limita a pronunciare un’orazione, efficace solo se il dolore è dovuto al malocchio.
Basta che qualcuno ti guarda in un “certo modo” – dice la mia amica – carico d’odio o d’invidia… e l’occhiatura è fatta!
Fede e devozione, certo, ma guai a riferire a terzi, in un momento diverso dalla notte di Natale, la formula: la donna che la fa perde definitivamente i poteri.
Chi toglie il malocchio non fa altro, mi spiega, che prenderlo su di sé e liberarsene.
In quello contro il mal di testa, per esempio, la donna che pronuncia l’orazione espelle il male attraverso gli sbadigli, perciò più sbadiglia più forte è stata l’occhiatura.
Se non li fa, vuol dire che la causa del dolore non è il malocchio e… in questo caso meglio prendersi un’aspirina!

mercoledì 7 maggio 2014

LA GRANITA DI MANDORLA

'A MINNULATA

Carissimi ragazzi e ragazze (si fa per dire e non perchè tra i miei amici nun ci sunu picciotti) ma perchè anche se "piacevolmente anziani" ci sentiamo sempre picciotti dentro....
Oggi come oggi nun è ieri come ieri, quando c'aricchi tisi aspettavamu lui: "OHE MINNULATA CCHE' BIELLA... MINNULATA! MINNULATA CCHE' BIELLA MINNULLATA CHE' BIELLA MINNULOLE" e nuatri nichi che cazzalureddi, bicchieri, tazze etc. e cche' soddi spicci 'ntè manu assaltavumu 'u gilataru ca passava a matina ccu granita e... come dice lei scuse? briosce??? ma quannu mai??? panini a manuzza e l'autri ca custavanu deci liri! e quannu riparteva ddo' quarteri ci currevumu darreri vuciannu...chi tempi!!!
Oggi siamo abituati a nautra manera, facennu culazione allo cafè (siciliano italianizzato) e nuddu sciuscia 'ntà pignata avemu 'u gas!!!
Bona minnulata a tutti !

martedì 6 maggio 2014

PROVERBIO


L'arripuddutu ca si metti avanti,
ogni parola sò è nuci vacanti

L'arricchito che vuol mettersi in evidenza
ogni sua parola è una noce vuota

lunedì 5 maggio 2014

PROVERBIO IN VERSI - Cervantes

COSA GODUTA NUN E' CCHIU' APPRIZZATA
Cervantes (Perrotta)

L'omu di so' natura è furaturi
e stu difettu vinciri nun pò,
cà pri la roba d'autru senti amuri
cchiù assai di comu fussi roba sò.

Cu li fimmini fa lu cacciaturi,
ma sempri 'n casa d'autru cacciò.
La so' donna spusò cu' gran firvuri,
ma nun appena l'appi... arrifriddò!

Nun vi fidati mai di l'omu zitu,
pirchì l'amuri è comu la 'zalata:
cchiù s'arrimina e cchiù sapi d'acitu!

Cosa goduta nun è cchiù apprizzata;
e cu' una bedda mogghi lu maritu
spissu assicuta 'na brutta criata!

Cervantes (Perrotta)

COSA GODUTA NON E' PIU' APPREZZATA - L'uomo per la sua natura è predatore e il suo difetto vincere non può, chè per la roba d'altri sente amore che per la sua non sente no. Con le femmine fa il cacciatore, ma sempre in casa d'altri egli cacciò. La sua donna sposò con gran fervore, ma non appena l'ebbe... raffreddò. Non vi fidate mai dell'uomo faceto, perchè l'amore è come l'insalata: più si mescola e più vi sa d'aceto. Cosa goduta non è più apprezzata; sicchè alla bella moglie il marito sostituisce una serva malnata.