martedì 30 aprile 2013

'A ME' PATRI

A ME PATRI
Patri beddu lu nostru nomu anticu
è sempri chiddu – senza diffirenza -
puru e pulitu ‘n facci lu nimicu
puru e pulitu ‘n facci la cuscenza

e jornu e notti sempri binidicu
cu’ mi fici ‘sta binificenza
pirchì nun c’è bisognu ca lu dicu
lu momu onestu vali ‘na putenza.

Nun sacciu si cci arrivu a ‘ssiri nannu,
forsi sì, forsi no, ccu lu ppò diri…
mi ppò macari cogghiri ‘n malannu,

ma li me’ figghi divunu sapiri
ca ‘nta lu nomu nostru nun c’è dannu
nun c’è virgogna e nun ponu arrussiri

Galenu (dott. Gaetano D’Agata)

A MIO PADRE – Padre bello, il nostro nome antico/ è sempre quello – senza 
differenza -/ puro e pulito di fronte al nemico/ puro e pulito di fronte alla 
coscienza/ e giorno e notte sempre benedico/ chi mi ha fatto questa 
beneficenza/ perché, non è necessario che lo dica/ il nome onesto vale una 
potenza./ Non so se arrivo ad essere nonno/ forse sì, forse no, chi lo può dire?
/ mi può, magari, venire un malanno/ ma i miei figli devono sapere/ che nel 
nostro nome non c’è nessun danno/ non c’è vergogna e non possono arrossire. 

martedì 23 aprile 2013

DETTO SIRACUSANO




FINIU A TTRI TUBBA - che significa è finita senza vincitori o vinti, con un nulla di fatto, nun successi nenti di nenti ... ma nenti assoluto! e via di questo passo.
Qualcuno al finìu a ttri tubba ci aggiunge (COMU 'U PAPURI 'I MALTA). Unni? quannu? comu? perchè - dicono - che 'u papuri 'i Malta quando è affondato, affioravano i tre fumaioli....
Desidero smontare questa tesi, 'u papuri 'i Malta il MISTER MISTER aveva un solo fumaiolo e i sarausani lo chiamavano 'A SIGNURINA per il suo scafo bianco. Quando, abbuccò anticchia facennuci viriri comu si fa a fari l'inchino, fu rimesso a nuovo e gli fu dato il nome di STAR OF MALTA - per i sarausani restò sempre 'a signurina, e c'arristò macari l'unico fumaiolo e nni fici ancora viaggi per Malta.
Visto e considerato che FINIU A TTRI TUBBA non c'entri nulla col simpatico vapore di Malta, il termine viene dal gioco dda' 'singa due o più ragazzi ai villini di corso umberto o a piazza S Lucia tiravano in aria le monete da 5 o 10 lire - a seconda della posta - e la stessa cadendo, per vincere doveva avvicinarsi il più possibile alla linea che univa due mattonelle, se fosse andata a quelle delle tre mattonelle avrebbe fatto tri pizzi e vinto su tutti dato che era come il jolly della situazione.
Qualche volta la linea o le linee di congiunzione mattonelle erano rotte e quindi facilmente andava la moneta... in questo caso anzicchè il famoso tri pizzi erano ttri tubba e non vinceva nessuno.

Così è se vi pare... scriveva Pirandello.



FOTO: Nave MISTER MISTER ... affondata (?)

giovedì 18 aprile 2013

PESCA DEL TONNO



La mattanza è la fase finale di un antico, tradizionale e crudele metodo di pesca del tonno che si pratica con le tonnare, un complesso di reti che possono raggiungere i 4 o 5 km. Le barche partono dalle tonnare e calano le reti in mare verso i primi di maggio fino al mese di giugno agli ordini del rais (il capo delle tonnare). Le reti, data la loro disposizione, inducono i tonni ad addentrarsi sempre più nelle maglie. La tonnara è suddivisa in camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo delle porte, costituite anch'esse da pezzi di rete. Il tonno, che ripete ogni anno sempre lo stesso percorso, finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il rais ritiene che il numero dei tonni sia sufficiente, i tonni vengono indotti ad entrare nella "camera della morte" dove restano intrappolati: a questo punto inizia la mattanza. I tonnaroti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del rais tirano su la rete e tirandone poco a poco sulle barche i lembi esterni i tonni che rimangono senz'acqua si dibattono, urtando violentemente tra loro. Quando i tonni sono sfiniti vengono arpionati dai "crocchi", micidiali uncini montate su delle aste, che servono ad agganciare i pesci e issarli sulle barche. Gli arpioni provocano loro la perdita del sangue (per questo motivo le carni del tonno pescato sono più tenere e pregiate) e il mare si tinge di rosso. La mattanza è uno spettacolo crudele e sanguinoso e al tempo stesso emozionante. E' la lotta per la sopravvivenza sia per i tonni che per i tonnaroti; infatti da una buona stagione di pesca dipendono le sorti di centinaia di famiglie (imprenditori, pescatori, rigattieri, ristoratori e albergatori per il richiamo che la tonnara esercita sui turisti). Questo tipo di pesca va comunque scomparendo a causa della diminuizione dei tonni, dell'inquinamento crescente del mare, sa della pesca di tipo industriale che intercetta i banchi di tonni molto prima che questi s'avvicinano alle zone costiere.

CALENDARIO

Jovi 18 aprili 2013 San Cardinu

SEMPRI SI TURMENTA, CU MAI SI CUNTENTA

Chi non sa contentarsi, è destinato ad arrovellarsi continuamente
(è la sorte degli scontenti e degli invidiosi)












FOTO - Mattanza a FAVIGNANA

mercoledì 17 aprile 2013

LIDO ARENELLA

LIDO ARENELLA



Quando don Severino Di Mauro aprì il lido Arenella si ci andava con il pulman che partiva da piazza Archimede o chi poteva permetterselo, con la propria automobile. Noi ragazzini andavamo in bicicletta e con un compagno in canna o dietro sul portabagagli e quando si arrivava agli alberi grandi (così li chiamavamo) eravamo quasi arrivati alla meta agognata. Tappa d'obbligo alla saia per dissetarci, quando l'acqua dei campi era superiore a quella che vendono oggi nei supermarket. Il Lido Arenella era là che ci attendeva comu 'na matri aspetta 'u figghiu a vrazza aperti. Al ritorno oltre a bere, cercavamo di levarci i residui dei granelli si sabbia, perchè a mare eravamo andati quasi sempre ammucciuni. Fontane Bianche era ancora 'nta menti 'i Diu, e l'Arenella rappresentava il nostro paradiso estivo....

CALENDARIO

Mercuri 17 aprili 2013 S. Robbertu




OGNI AMURI NICU PIGGHIATU A JOCU, DI 'NA FAIDDA DIVENTA GRAN FOCU



Ogni piccolo amore, iniziato scherzando, da piccola scintilla si trasforma in grande fuoco.

martedì 16 aprile 2013

SIRACUSA - Fiume Anapo -

L’Anapo il cui nome, di origine greca, significa invisibile, nasce nel territorio di Palazzolo Acreide dalle sorgenti di Guffari sul Monte Lauro, la cima più alta dei monti Iblei (mt. 986 s.l.m.), famosi nell’antichità classica per il loro miele (anche allora ricchi di cespugli di timo selvatico, il miglior pascolo per le api), e dopo circa 40 km, attraverso le gole di Pantalica e tutta la suggestiva vallata che dal fiume prende il nome, scende per l’irrigua pianura di Siracusa attraverso il Pantano Grande (la antica Syraka), ora prosciugato, e si versa nelle acque del Porto Grande di Siracusa a fianco del Ciane, piccolo e breve fiume che, alimentato da una fonte della stessa acqua dell’Anapo, è conosciuto in tutto il mondo per il papiro che cresce spontaneamente lungo le sponde.




IL BALLO DELLA CORDELLA

PETRALIA SOTTANA

Il ballo della Cordella ha origini antichissime che si rifanno a riti arcaici di propiziazione per i raccolti che si devono fare e di ringraziamento per quelli già fatti. Un tempo veniva eseguito nel tempo della mietitura del grano, nelle campagne che si estendono tra le due Petralie e Castellana Sicula. Proprio in quest'area i contadini, ultimati i lavori nei campi, si riunivano in alcune delle tante aie disseminate per i campi e davano vita ad un caratteristico e spettacolare ballo che si svolgeva attorno ad un'asta da cui pendevano diversi nastri variopinti. Nella prima metà del secolo scorso, il ballo è stato ripreso e riproposto in versione folcloristica e oggi viene eseguito, nel corso delle principali manifestazioni di Petralia Sottana e Castellana Sicula.
La prima domenica successiva al 15 agosto, si svolge una sfilata in cui viene rievocato l'antico corteo nuziale che precedeva la celebrazione di un matrimonio, occasione in cui veniva eseguito anche il Ballo della Cordella.

CHIESA SAN NICOLO' DEI CORDARI a Siracusa


E' situata proprio sopra la Piscina Romana, nel piazzale antistante il parco archeologico.
Nel 1093 in questa chiesa, si celebrarono le esequie del duca Giordano, figlio di Ruggero, Conte di Sicilia (il normanno che aveva tolto la Sicilia ai Bizantini tra il 1060 ed il 1091), che provvide subito dopo a traslare la salma nella abbazia di Santa Maria di Milo, a Messina.

venerdì 12 aprile 2013

SIRACUSA TI AMO E TI ODIO

'U VINTICEDDU 'I 'NA VOTA




C'era una volta il venticello che veniva dal mare allievando la calura estiva. Accadeva soprattutto nei quartieri popolari, i primi a piazzarsi in strada con la brava siggitedda (sediolina) erano le persone anziane, poi i bambini e gli uomini che ritornavano dal lavoro ed infine le donne dopo gli ultimi preparativi per la cena.
... Era un modo per scambiare quattro chiacchiere coi vicini, annaffiare i rasti co' basilicò (i vasi con il basilico fresco e profumato) ... per socializzare.
Era un'altra umanità, un'altra dimensione. Oggi a zà Maria non siede più davanti la porta di casa, e neanche i vicini. Oggi c'è il CONDIZIONATORE! altro che aspettare il venticello fresco che viene dal mare!
Se girate per le periferie, nei vecchi quartieri, difficilmente trovate qualcuno che aspetta la brezza marina... usci e finestre sbarrate, in compenso sui muri delle case, anche le più decrepite, troneggiano gli antistetici motori che tirano fuori l'aria calda e mandano dentro quella fredda.
Magari la za Maria alla mattina avrà le ossa fracassate dai reumatismi, ma parlando con la vicina potrà sempre dire: L'ha visto il mio nuovo condizionatore? E' uno spettacolo! si mangia anche l'umido! ha 3 velocità e quando è al massimo, pari di essere 'a punta ddo' molo come sciuscia 'u vento!
E quella maligna e invidiosa: Ma non sente freddo? non ci piglia l'influenza?
E qua la za Maria da tutto il meglio si sé: Tranquilla commare, lo strumento è attrezzato, all'occorrenza mettiamo in azione la pompa di calore, quella meglio di un lanciafiamme è...!

martedì 9 aprile 2013

TEMPIO DI GIOVE

TEMPIU DI GIOVI ('I DDU' CULONNI - ss 115 - 3 km 'i Sarausa)

E' 'ntisu, ccu chiddu di Artemidi, 'u tempiu cchiù anticu 'i tutta 'a civiltati greca in Italia.
Unn'è misu, forsi, sta a indicari 'u puntu unni i Corinzi di Archia sbarcarunu 'ntò 734 a. C.; ddu' quarteri era canusciutu cco' nomu di Polichne.
Diudoru cunta ca, dopu ca vinciu i sarausani a Eloro 'ntò 491 a.C.; Ippocrate, tirannu di Gela, si accampau vicino l'Olimpeion e s'addunò che na para di sarausani e 'u stissu sacerdoti si stavanu pigghiannu a veste... Sarà Dionisio I a pigghiarisi 'u manteddu 'ntò IV sec. a.C. canciannulu ccu 'n autru di lana, dicennu ca accussì Giovi sinteva menu friddu.
'Nta chiana dde ddu' culonni, 'nta varie epuchi, s'accamparunu Cartaginisi, Rumani, Arabi, Spagnoli nelle operazioni d'assediu di Sarausa.
A nuatri nni ristaru parti dello stilobate e ddu culonni, ed è ppi chistu ca 'sta zona è canusciuta comu 'i ddu' culonni.
I sarausani propriu ccà 'nto 478 a.C. ficiru nu granni sepulcru in onuri di Giluni.

CUCINA SICILIANA



COSTARDELLE FRITTE ALLA MESSINESE



Ingredienti per 4 persone: 800 gr. di costardelle; 2 cipolle grosse; olio, aceto e sale q.b.

Nettare le cipolle, affettarle sottilmente e metterle in una terrina con aceto e sale per circa mezz'ora.

Togliere le teste alle costardelle e nettarle di interiora; lavarle e farle asciugare (ma non infarinatele).

In una padella con molto olio friggerle a fuoco vivo e insaporirle di sale.

Servirle ben calde e con contorno di cipolle.

DIALETTIAMOCI INSIEME

PITTI PITTE' !
pitti, pittè!
'a mamma nun c'è
è ghiuta 'o mulinu
porta un saccu chinu.
Chinu di manna
chinu di stuppa
veni la ciàula
e si l'ammucca!



BIMBO, BIMBETTO!
Bimbo, bimbetto,
la mamma non c'è
è andata al mulino
porta un sacco pieno.
Pieno di pennecchio
pieno di stoppa
viene la taccola
e se la mangia

venerdì 5 aprile 2013

SIRACUSA - ARA DI IERONE II - Parco Archeologico

SARAUSA - ARA DI IERONE II - Parco Archeologico




Nu granni altari fu fattu 'ntra 'u 240 e 'u 215 a.C. ppi sacrifici pubblici dda' festa a Giovi Eleutherion, fatta ppi riurdarisi la liberazioni ddo' tirannu Trasibulu ca fu 'ntò 466 a.C.

E' 'a cchiù granni costruzioni di 'stu geniri mai fatta, si putevanu sacrificari 100 voi insemmula e pari ca 'ntà 'n sulu jornu n'ammazzaru 450!

Misurava 198,40 metri per 22,80 metri e si traseva da ddu banni ca eranu 'ntè lati cchiù curti.

Duranti 'u regnu di Ieroni II 'u spaziu a occidenti era attraversatu da stradi, di cui una, parallela 'all'autre, si unceva cull'Agorà 'o Tiatru.

'Nto periudu romanu 'a zona fu ricca di un granni purticatu; al centro di 'stu bacinu c'era un piedistallu ccu 'na granni statua. 'E lati dde' rampi d'accessu all'Ara, eranu sistemati na para di telamoni ('u corrispettivu maschili dde' cariatidi) e 'na granni trasuta.

'Nto cincucentu 'stu monumentu ha subitu tanti prilevamenti a vantaggiu dde' fortificazioni d'Ortigia, voluti da Carlo V.

Di 'stu granni altari, oggi resta 'u basamentu scavatu 'nta roccia.